mercoledì 12 novembre 2025

"IL RICHIAMO DELLA (BUONA) STRADA". MASCHI DA RICOSTRUIRE, FERITE E FESSURE DA AMARE

 "L’intuizione di una donna è molto più vicina alla verità della certezza di un uomo".

"Caro San Cristoforo, non so se tu ti ricorderai di me come io di te. Ero un ragazzo che ti vedeva dipinto all'esterno di tante piccole chiese di montagna. Affreschi spesso sbiaditi, ma ben riconoscibili. Tu - omone grande e grosso, robusto, barbuto e vecchio - trasportavi il bambino sulle tue spalle da una parte all'altra del fiume, e si capiva che quella era per te suprema fatica e suprema gioia".

     Alex Langer, Lettera a San Cristoforo, 1990

Raffaele Alberto Ventura si chiedeva, su Domani dello scorso 22 ottobre: "Che cos'è un maschio? Come si deve comportare? In che modo la società si aspetta che si approcci all'altro sesso? Ma soprattutto: dove è scritto, chi ce lo spiega?"

Il giornalista del quotidiano ci suggerisce, come punto di partenza e non di approdo, una riflessione, una lettura davvero interessante: il libro di Manolo Farci, Quel che resta degli uomini (nottetempo).

Scrive Ventura su Domani:

"Essere maschi è di destra? Per quanto suoni assurdo ascrivere un genere intero a una parte politica questa è un'associazione di idee che rischia di imporsi nel dibattito pubblico. Da questo rischio muove il sociologo Manolo Farci nel suo saggio, analizzando come la questione maschile sia diventata uno dei fronti principali delle attuali guerre culturali, in America e poi qui da noi".

Aggiunge il commentatore, molto opportunamente:

"Il vecchio patto patriarcale, che garantiva agli uomini un dividendo di status in cambio dell'adesione a un rigido codice emotivo e comportamentale, è saltato. Oggi l'investimento in virilità - forza, stoicismo, competizione - offre un rendimento decrescente in un'economia che premia competenze relazionali e flessibilità. Ciò che resta è un soggetto smarrito, sospeso tra la nostalgia per un potere che non ha mai davvero posseduto e l'incapacità, per citare Farci, di: inventarsi un copione diverso".

Se, come affermano, ancora opportunamente, sia Farci che Ventura affrontiamo il paradosso che: "la liberazione dai ruoli tradizionali non ha prodotto uomini nuovi, ma un vuoto" non possiamo non renderci conto, con urgenza che nell'era dell'"uomo decostruito, la vera sfida è ricostruirlo".

Come figlio, padre, educatore, formatore, ricercatore mi sono chiesto, in tempi di enormi, pervasivi, invadenti conflitti, chi sono io? Dove sto andando? Chi è l'altro/l'altra per me?

Come sto, come vivo, come respiro: "nella ferita dell'altro/a"?

Davvero credo in un poter per/con e non in un "potere su", in una logica di dominio?

La Vita è fatta anche di incontri, occasioni, feritoie in cui, inspiegabilmente, inaspettatamente, può farsi strada la luce, anche nella sofferenza, nella violenza, nel silenzio, nell'assordante complicità.

Siamo abituati, cito un pensiero che mi è stato, recentemente, donato e affidato a: "fare e parlare troppo... senza chiederci, ma l'altro come sta, davvero, dentro? Cosa lo muove, che cosa sente? Cosa vive?"

Non sempre è semplice capire, soprattutto da maschi decostruiti, impauriti, talvolta inconsapevoli, disabituati all'ascolto, in primis di se stessi e delle proprie emozioni più profonde.

Ma se ci programmiamo più sull'essere (sull'esistere con?) che sul fare, possiamo, forse, accogliere l'altro e imparare a stare meglio anche con noi stessi.

Nel "grande mistero della Vita" si può cadere, anche rovinosamente.

Si può rimanere, nostro malgrado o anche per responsabilità nostra, soli.

Non si può però smettere di interrogarsi, di "cercare la Verità".

Anche il dolore va: "attraversato", non rimosso, non ignorato, non combattuto, non maledetto.

Nel "tempo della performance", noi non siamo i nostri errori, essi non ci: "definiscono".

In questo tempo, grazie ad una persona, ad una donna stupenda che il mistero della Vita mi ha fatto re-incontrare,, sto imparando che: anche la "qualità degli addii" conta.

Occorre anche sapere lasciare andare, co rispetto e delicatezza, che hai amato, nella vita di coppia, come nella missione sociale, nell'orizzonte di senso condiviso, nelle nuvole, nei cieli condivisi, "disorientati" di azzurro.

Il dialogo e il tempo, kairòs o krònos che sia, persino l'attesa, sono i primi "strumenti di Pace" che abbiamo a disposizione.

Solo così si possono attraversare i: "muri del cuore", della paura, della violenza.

Come, in questi mesi, ho provato a spiegare a mio figlio Jacopo, quotidianamente a parole, non sempre riuscendoci con l'esempio, non c'è MAI un tempo opportuno per odiare, nemmeno l'indifferenza.

Al di là, dei titoli, fortunati, lo sosteneva anche Antonio Gramsci.

Se, infatti, in Gramsci, come ben scrive David Bidussa, "Odio gli indifferenti" sono le prime parole che il lettore si trova di fronte, poi il grande pensatore aggiunge subito che: "occorre l'intelligenza, se si vuole provare a cambiare".

Perchè la: "violenza è debolezza", sempre.

Occorre, invece, amare, accompagnare, curare, la fragilità, la vulnerabilità, le ferite dell'altro/.

Pierre Carniti, mi raccontava, mi sussurrava e io lo racconto e lo "grido dai tetti", da anni a tutti/e, in ogni corso di formazione che lui si definiva, soprattutto, dalle proprie "cadute".

Dai voti di estrema minoranza. Dalla solitudine e dalla sconfitta. Dall'esilio.

E' proprio dal pozzo, dal nero del pozzo che si può risalire e ri-generare, ri-generarsi.

Occorre, infatti, saper rigenerare un tempo che, nel presente, e senza dimenticare il proprio passato, le proprie cadute, sa disegnare futuro.

Al fin fine è proprio come Vittorio Foa, definiva dall'estero, con un misto di invidia e sincera ammirazione, la Cisl.

Scriveva Paulo Freire  ne la "Pedagogia degli oppressi": 

"Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, solo gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo. Non sono nel mondo semplicemente per adattarmi ad esso, ma per trasformarlo. Come posso dialogare se proietto sempre la mia ignoranza sugli altri e non percepisco mai la mia?"

Se anche il sindacato deve saper essere, esistere come "comunità educante" anche la formazione non deve, mai: "essere un rito".

Scriveva Pippo Morelli nell'introdurre un testo fondamentale per la formazione sindacale: "Il guscio fragile" di come: "sia più difficile preparare un corso che una relazione, come sia più delicato condurre un'assemblea che fare un comizio, come sia essenziale capire e farsi capire che non firmare un buon contratto".

Affermava Chiara Morelli, al funerale del padre, a Reggio Emilia, con parole scout che mai ho voluto dimenticare: "Ho sognato una strada". E del pezzo di strada fatto insieme metto tre cose nel mio , zaino e non so se sarò altrettanto capace di insegnarle a mio figlio; tre cose per cui vale la pena di spendere una vita:

- la solidarietà, perchè la fatica portata insieme è meno fatica per tutti;

- la giustizia, perchè ciò che abbiamo ci è stato dato e tanto dobbiamo restituire;

- la gratuità, perchè più si da e più ci sarà dato.

Come scrive don Giorgio Basadonna: "non si sta fermi, siamo fatti per camminare, per crescere, per divenire".

C'è, infatti, una lunga, lunga traccia che: "si perde nel cielo, che scavalca il tempo e approda all'eterno".

Ma, intanto, si cammina!

Cantava, scoutianamente, Pippo Morelli con suo figlio e le sue figlie, magari attraversando da Firenze, verso la nostra Emilia, il passo della Futa, schivando l'autostrada del Sole, ora direttissima:

L'appel de la route - Il richiamo della strada

(...) Se il tuo cuore qualche volta è catturato da grandi sogni.

se tu cerchi le forti virtù che ci sollevano,

ben lontano dai sentieri battuti

segui la strada senza tregua.

Ohè, ragazzo, ragazzo,

tu che cerchi, tu che dubiti,

presta l'orecchio alla mia canzone:

ascolta il richiamo della strada.

Tu che conoscesti i molti segreti di questa strada,

i calvari drizzati al cielo, sotto la grande volta,

tu sarai per l'amore di Dio

ogni giorno in ascolto.

Quando la notte avrà diffuso il silenzio nel bosco,

tu ti addormenterai senza paura, pieno di speranza,

e la voce del Signore dentro di te

sarà la tua ricompensa."

Buona strada!

PIPPO e CHIARA (Morelli) - FRANCESCO (Lauria) e... il suo nome è ora: "cosa impossibile da dire", ma è intriso di gioia nel mio cuore, nella mia strada.

I 90 ANNI DI FRANCO BENTIVOGLI (SEGRETARIO GENERALE FIM CISL), AVERE L'ARDIRE DI "IMPARARE A SUONARE IL CLAVICEMBALO"

 

Ho atteso fino a tarda sera che la Fim-Cisl nazionale celebrasse i 90 anni, compiuti in data odierna, da Franco Bentivogli, successore di Pierre Carniti alla guida della federazione e, poi, apprezzatissimo segretario confederale della Cisl.

Un periodo, quello della sua esperienza nella segreteria confederale, nel quale si impegnò molto sui temi emergenti delle migrazioni e delle politiche sociali, stimolando, peraltro, l'inclusione e l'espansione dell'agibilità del volontariato dei lavoratori e delle lavoratrici nella contrattazione nazionale di categoria.

Comprensibilmente Franco lo avevano celebrato, già nelle prime ore della giornata, suo figlio Marco, anch'egli ex segretario generale nazionale della Federazione dei Metalmeccanici cislini e Andrea Donegà, che di Bentivogli (Marco) avrebbe dovuto essere il successore,  se la storia, nel 2020, non avesse trasportato in Corso Trieste, dalla segreteria della Fai Cisl Nazionale, tramite Via Po 21, Roberto Benaglia.

Per il compleanno di Franco voglio ricordare la trasmissione Puzzle, condotta da Ester Crea (a proposito di figli d'arte cislini...) e trasmessa dalla televisione della Cisl (fu...) Labor Tv.

La trasmissione, cui partecipò, insieme a Franco e al sottoscritto, da remoto anche Bruno Manghi, vide, inoltre, l'intervista all'ex Ministro dell'Istruzione il grande linguista Tullio De Mauro e fu dedicata alla prima edizione (delle tre) del mio volume sulle 150 ore per il diritto allo studio pubblicato, per la prima volta nel 2011, da Edizioni Lavoro.

Chi volesse approfondire il tema delle 150 ore, prima magari che venga cancellato il video (magari per errore...) può farlo qui: https://www.youtube.com/watch?v=7Uwa0FNKUbM

Ma chi volesse scoprire cosa significhi voler "imparare a suonare il clavicembalo" (imbastendo magari una "sonata per i padroni") può farlo visionando il video della trasmissione e osservando Franco riprendersi, finalmente, una frase che fu sua e che la storiografia progressista-comunista attribuisce, sbagliando, invece a Bruno Trentin (che per inteso di frasi interessanti ne ha dette e, soprattutto, scritte, tante altre...)


Buona visione.

Francesco Lauria

martedì 11 novembre 2025

LICENZIAMENTO PER "INGIUSTA CAUSA". Intervista a FRANCESCO LAURIA su RADIO ONDA D'URTO


Intervista andata in onda il 10 novembre 2025 a Radio Onda d'Urto nell'ambito della trasmissione: "WORKING CLASS HEROES".

Ecco il link: https://www.youtube.com/watch?v=2FbPtHxAPsw

L'intera trasmissione è raggiungibile qui: https://bit.ly/47Q2Boi

CONTENUTI:

• La mia (bella) esperienza in Cisl, i maestri (da Manghi, a Carniti, a Santini) e i “santi minori” del sindacato;

• La vicenda del libro di Guido Baglioni sulla Cisl e la sudditanza (da Gigi Sbarra a Daniela Fumarola) alla: “narrazione meloniana”;

• La vicenda del mio libro di interviste Prospettive Sindacali e la repressione interna al sindacato;

• Un impegno sindacale malvisto per i lavoratori e le lavoratrici della Cisl e quelli in appalto;

• Il potere senza eguali di Daniela Fumarola e il rapporto, storicamente anche mio, con il centro destra;

• Un “marchio” ed una vera e propria persecuzione censoria;

• Il mancato invito al congresso nazionale della Cisl;

• Il mio compleanno e la degenerazione da parte della Cisl;

• Una riunione per riconciliarsi ed eventualmente lasciarsi andare e una registrazione proditoria;

• Il comportamento vigliacco e malvagio di Daniela Fumarola;

• “E’ come se, ad una persona che avete stuprato nell’anima, diciate che non lo denunciate”;

• Richiedere i propri diritti diventa lesa maestà;

• Nessuna paura a mettersi in discussione, a rischiare;

• I militanti ritengono la differenza tra fatti e valori: un “caso” personale;

Contestazioni disciplinari folli e illecite;

• La foto del calcetto (mia) e quelle dei santi dell’ndrangheta (di dirigenti della Filca Cisl a Torino);

• Il deferimento ai probiviri Cisl di Fumarola, Battista, Spaggiari e altri dirigenti;

Roberto Pezzani, segretario generale Fnp Cisl, un: “picchiatore associativamente pregiudicato”;

• Un licenziamento nullo, discriminatorio, gravatorio, illegittimo, ritorsivo, politico, scandaloso;

Giustizia non per me, ma per ri-collegare il sindacato, la Cisl alla Speranza;

• La Speranza è un: “sogno che si fa da svegli” (P. Carniti). Risvegliamo le coscienze;

• Non è il “caso Lauria”, è il “caso Cisl”!

lunedì 10 novembre 2025

TRA PRECARI E METALMECCANICI. PIERRE E DILETTA: UN SOLCO VISIONARIO, CONCRETO, FRAGILE...

Devo essere sincero, le mie presenze pubbliche presso la Cisl di Parma (e ora pure Piacenza...) non sono poi state tantissime (sindacalmente sono quasi uno "straniero") tanto che, immagino, in diversi/e, nella sede Cisl parmigiana di via Lanfranco, in questo concitato e per me parecchio pubblico periodo, si stiano chiedendo, magari anche distrattamente: "Ma chi c...o è sto Francesco Lauria?

Pochi sanno che, nel 2009, in forma in realtà piuttosto effimera, ero stato candidato (da altri) ad entrare, ovviamente in quota minoranza (mai una gioia...) nella segreteria provinciale della Ust (allora spaccata in due). La cosa durò lo spazio di pochi giorni e fu, giustamente, bloccata a Roma da Via Po. Non sarei stato pronto.

Ricordo, ad esempio, la bella presentazione, nel 2011, presso il circolo Il Borgo del mio primo libro, curato insieme a Silvia Stefanovichj, ed edito da Giuffrè: "A tu per tu con il sindacato, Dialoghi di relazioni industriali e di lavoro", vi parteciparono, tra gli altri, gli allora segretari generali provinciali di Cgil e Cisl: Patrizia Maestri (di lì  non molto sarebbe sbarcata in Parlamento) e Federico Ghillani (neo eletto..., quello che ora non sta particolarmente simpatico a Roberto Pezzani...).

Ma, a dire il vero, ho anche presentato a Parma con la Cisl la prima edizione del mio libro sulle 150 ore per il diritto allo studio (quello che, al Centro Studi di Firenze, non mi volevano far ripresentare il 13 ottobre scorso presso l'Università di Bologna) e mi sono poi impegnato a guidare una sessione di studio e formazione sindacale sulle modifiche legislative, nel 2012, sul mercato del lavoro e sulla formazione continua, a seguito della riforma Fornero (non quella sulle pensioni...)

Fui, quindi, davvero contento, ricordo anche la stanza della mia casa di Gello (Pistoia) in cui mi trovavo, quando Federico, nel novembre 2017, mi chiamò e mi chiese di portare nella mia città: Pierre Carniti, indimenticato segretario generale della Cisl.

Con Pierre ho interagito e collaborato fin dal 2005 anche nelle riunioni romane di redazione della rivista online Eguaglianza & Libertà di cui contribuivo, di molto, ad abbassare l'età anagrafica...

Ma, soprattutto, firmando emozionato sotto la sua di tremolante firma dal notaio, con Pierre (e con la Cisl) ho fondato l'Associazione Astrolabio del Sociale (il nome è un'eco di Don Lorenzo Milani e dei suoi ragazzi...), nata e costituita per avvicinare i giovani studiosi di relazioni industriali al sindacato, poi diventata, dopo la scomparsa del sindacalista di Cremona, nel giugno 2018: Associazione Pierre Carniti.

Nel luglio 2017 avevo avuto l'infinito onore che devo, lo ammetto, a Raffaele Morese, di accompagnarlo, con passo lento, dentro al congresso nazionale della Cisl, allora guidata da Annamaria Furlan, tra gli sguardi per lui ammirati (e forse anche su di me un po' invidiosi) di molti.

Pierre a Parma non venne, era già molto malato, quasi fisicamente invisibile, come dichiarò: "relegato a Roma, nella sua casa sull'Appia antica, agli arresti domiciliari sanitari."

L'iniziativa, co-promossa, tra gli altri, anche dall'Università degli Studi di Parma, si tenne comunque l'11 dicembre 2017, ecco il comunicato stampa: https://www.unipr.it/notizie/11-dicembre-al-campus-convegno-litalia-di-pierre-carniti

Pierre ed io trovammo, infatti insieme, un'escamotage.

Ricordo, infatti, anche l'esatto momento in cui il figlio Pierre Junior mi mandò il video del padre per gli amici e le amiche di Parma: ero a Firenze, vicino alla curva de Le Cure e, dall'emozione, quasi feci un incidente con la mia macchina.

L'11 dicembre 2017 pioveva, parcheggiai, arrivato direttamente dalla Toscana, al Campus dell'Università, presso il Centro congressi Santa Elisabetta, e ritrovai tanti amici, compreso Marino Giubellini, ex segretario provinciale di Parma e poi segretario regionale della Cisl Emilia Romagna ai tempi di Pippo Morelli, poi transitato in politica.

Marino è scomparso, per me improvvisamente, pochi mesi fa, nel silenzio del suo sindacato.

Qui la locandina dell'evento: si scelse di parlare, a partire dal libro edito per gli ottanta anni di Carniti, "Pensiero, azione, autonomia", di Italia, non solo di sindacato, non solo di Cisl.


Qui, soprattutto, il video di Pierre che ci parlò di occupazione, lavoro (e come, sempre nel suo caso, di orario di lavoro), di innovazione tecnologica, di futuro, di Keynes e di "nipoti"...
Pierre ci invitava a discutere, a dibattere, per dare risposte concrete ai problemi sociali dell'Italia: https://www.youtube.com/watch?v=m0QauwhzS78


Io pronunciai una relazione molto lunga, credo anche bella e sentita, ma, ad un certo punto, pensando alla fragilità e alla malattia di Pierre (che di lì a sei mesi lo avrebbe portato alla morte) mi misi a piangere.
Non mi commossi solamente, mi misi proprio a piangere come un bambino, smentendo decenni di letteratura di maschi alfa del sindacato, di fronte allo sguardo, invero un po' compatito, di mio padre.

Fu quello anche il giorno in cui, dopo averla avuta come corsista Felsa, presso il Centro Studi Cisl a Fiesole, re-incontrai Maria Diletta, anche lei relatrice nell'iniziativa.
Imbastì un intervento intenso, profondo, intelligente, opportuno, come lei è.
Di lì a poco, grazie al suo impegno e alla sua competenza relazionale, la Cisl di Parma e Piacenza avrebbe lanciato lo Sportello Lavoro, per l'accoglienza, l'informazione e l'orientamento, proprio a partire dai giovani...


Maria Diletta, presso l'Università di Parma, dopo i miei pianti, ci parlò di lavoratori fragili, precari, non per forza subordinati.
Ci parlò di risposte concrete, di ascolto e di cura, di accompagnamento, diritti, orientamento.
Un percorso, una storia sindacale, nel piccolo la sua, nel solco di quella di Pierre.
Pierre, infatti, prima di sbarcare a Fiesole con il "mitico" corso lungo del 1956, e di occuparsi, proprio come farà poi la giovane sindacalista parmigiana, di lavoratori metalmeccanici, si era impegnato, nella sua Cremona, per la tutela dei braccianti agricoli precari (che scherzo della storia, tra Tesi 1 e Tesi 2!)

Con Diletta la Cisl ci avrebbe fatto re-incontrare sindacalmente e umanamente, nostro malgrado, quasi dieci anni dopo, in ben altre circostanze.
Quasi dieci anni dopo, in punta di piedi, avrei avuto l'onore di sfiorare, come avrebbe detto proprio Pippo Morelli e proprio come mi è accaduto, immeritatamente, con Pierre, la soglia del suo: "guscio fragile".

Ma di questo, solo se lo vorrà, magari ne parleremo più avanti.
INSIEME.

Francesco Lauria

domenica 9 novembre 2025

"SCARAVOLTARE IL MONDO, ABOLIRE LE TANTE MISERIE". MARIO, BERNARDO, BEPPE, PARMA. E IO.

"Chi non spera l'insperabile, non lo troverà". (Eraclito, Frammenti 18)

Il beffardo messaggio di Pino Acocella ("Lauria, lo sanno tutti, è telecomandato dal Pd...") per repulsione ha reso sempre più forte, in me, il ricordo dell’incredibile e, davvero, “matta” esperienza vissuta a Parma, nel corso delle elezioni amministrative del 1998.

Eravamo ancora nel Novecento.

Una città, dal dopoguerra, sempre governata, anche piuttosto bene, per lunghi tratti, dal Partito Comunista (unica interruzione il pentapartito, con il cambio di alleanze del Psi, in piena epopea craxiana nel 1980-1985) si rendeva improvvisamente conto che occorreva pensare ad un’alternativa.

D’altronde erano tempi di pieno bipolarismo e, anche se si era assistito al suicidio assistito del primo Governo di Romano Prodi, cominciava ad essere normale e sperimentata, per i cittadini italiani, l’idea di vivere in un mondo in cui l’alternanza rappresentasse la regola e non l’eccezione.

D’altronde la c.d. seconda Repubblica era stata “battezzata” proprio nella tornata amministrativa di cinque anni prima, nel1993. 

A Parma, successe, in realtà, qualcosa di diverso e più complesso.

Nel centro sinistra si decise di candidare, per il terzo mandato, un notaio, si dice massone, Stefano Lavagetto. Se paragonato alla classe politica di oggi certamente anche lo stesso Lavagetto non può che essere rivalutato, ma allora, almeno ai nostri giovani occhi, egli rappresentava l’iper continuità di una classe dirigente, aristocratica e schizzinosa, in piena crisi di contatto con la realtà e con la città, succube di scelte di partito (anche se il “Partito” ormai non c’era più…) prese a Bologna e a Roma.

Una condizione di minorità, peraltro, poco in sintonia con la “grandeur” frustrata dei cittadini di Parma, la mia città, che si autodefiniscono tutt’oggi abitanti di una: “piccola Parigi”.

Io avrei votato per la prima volta.

Avevo mancato di pochissimo il referendum consultivo che aveva deciso il destino di Piazzale della Pace, piazza cuore della città, bombardata dagli americani nel 1944 e, per decenni, semplice parcheggio di contorno del Piazzale monumentale della Pilotta e del celebre Teatro Farnese, anch’esso fortemente rimaneggiato dai bombardamenti alleati, ma ricostruito, pur con perdite artistiche significative.

I cittadini avevano dovuto scegliere sul progetto di ricostruire una parte dei monumenti bombardati nel 1944 secondo il concetto del: “dov’era, com’era” o su quello di uno spazio verde, all’inglese, con alcuni accorgimenti architettonici, opera dell’architetto ticinese Mario Botta, che avrebbe comunque reso la Piazza uno “spazio pubblico”, fruibile e molto “libero” (e oggi con alcuni problemi di degrado che non possono essere risolti solo con strumenti "securitari"...)

La scelta bocciò nettamente l’idea di conservazione e del dov’era com’era, peraltro zoppicante a causa della possibile ricostruzione, solo parziale, della piazza originaria.

Era un segno del desiderio di cambiamento dei cittadini. Pochi, all’inizio, lo colsero.

La città vedeva un partito–stato in grave difficoltà, il Pds, che esprimeva ben 24 consiglieri comunali su 40 (maggioranza assoluta), che governava in provincia, in regione e a livello nazionale e di cui ben 7 consiglieri, giusto per dare un’idea, erano espressione diretta dell’Arci, gloriosa realtà, che però faceva incetta di commesse culturali, ricreative, sportive, proprio dal Comune.

Ovviamente anche tutti gli autobus dell’azienda di trasporto locale, la Tep, erano assicurati con l’Unipol, come ebbi modo di rimarcare in un confronto televisivo con i candidati sindaci, presso una delle due televisioni locali, cui, proprio fortuitamente, tra tutte le quinte superiori della città, era stata invitata la mia.

Il sindaco Lavagetto veniva dipinto, in gran parte a ragione, come un solitario arroccato presso la “torre d’avorio”, per molti inavvicinabile, garanzia che tutto quello che c’era stato prima, sarebbe continuato.

Il 1998 era stato anche l’anno dello smacco della Stazione Mediopadana dell’Alta velocità.

Seguendo logiche di spartizione politica e non la geografia, infatti, l’ubicazione progettuale della stazione fu spostata verso Est ed assegnata a Reggio Emilia e non a Parma, più baricentrica nel tracciato tra Bologna e Milano.

Un vero smacco per la “piccola Parigi”, defraudata dai postcomunisti bolognesi e reggiani a favore della storica città rivale!

Certo, furono negoziate compensazioni, ma anche gli industriali della città, è bene tenerlo presente, se ne risentirono.

Nel Pds, meglio, nell’allora Sinistra Giovanile, c’erano due persone, due trentenni geniali a guida di un gruppo di ragazze e ragazzi liberi e sfrontati. Un po’ incoscienti, ma assolutamente positivi.

I leaders erano il consigliere provinciale Bernardo Cinquetti (prematuramente purtroppo scomparso nel 2018), bravissimo musicista, dolcissimo e ironico. Uno di quelli che incontri e non dimentichi mai più, tanto sono originali e il consigliere comunale Giuseppe Longinotti, più recentemente resosi famoso con le parodie politiche a Striscia La Notizia, anche autore de Le Iene (ve le ricordate in Cisl?)dalla personalità più controversa, ma forse più politicamente radicato.

 

Bernardo lo incontrai anni dopo, per caso, su una linea secondaria della metropolitana di Parigi, aveva lasciato l’Italia e aperto un ristorante italiano, dove immagino, per anni si è poi bevuto e suonato fino a tarde ore e dove l’atmosfera e il cibo hanno saputo fondersi, creando alchimie irripetibili.

Giuseppe lo abbiamo, appunto, spesso visto sugli schermi, in questi anni, autore televisivo e non solo, in passato tra i cardini, soprattutto dietro le quinte, del programma Le Iene.

Insomma nel cuore dell’Oltretorrente, il luogo storico delle barricate antifasciste del 1922, in vicolo Santa Maria, la sede della Sinistra Giovanile era un crogiolo di giovani parecchio ribelli, anomali per una giovanile di partito, una vera comunità che, alla casella postale attigua del Pds locale aveva, beffardamente aggiunto…: “Cadavere”.

Io non ne facevo parte organicamente. Frequentavo il Partito Popolare (ero un pallido moderato, altro che estremista di sinistra!), ma ero comunque attratto sia da questa bellissima esperienza, sia da una "compagna" che mi piaceva molto e che, ovviamente, era innamorata di Cinquetti o forse di Longinotti, anzi credo di entrambi, pur se a fasi alterne. Insomma non di me.

Al di là di questo, negli anni precedenti, oltre a tanta politica fatta seriamente, ad una “scuola di politica” semipermanente, davvero libera e frequentata, si realizzarono eventi creativi e geniali, come l’”irruzione” (concordata) durante il programma Moby Dick di Santoro (allora approdato a Mediaset) in cui vestiti da duchi di Parma Piacenza e Guastalla, Cinquetti, Longinotti e compagni prendevano in giro il progetto secessionista padano della Lega Nord.

Non paghi organizzarono anche le: “elezioni del pensiero” in Piazza Garibaldi, la piazza centrale della città, come parodia delle finte elezioni autogestite della Lega, quella in cui il futuro leader Matteo Salvini si presentò con l’indimenticabile lista dei “Comunisti Padani”.

Ma quello che riuscì a scardinare un sistema di potere saldissimo che sembrava essere indifferente a tutto e a tutti, fu un’alchimia e una circostanza irripetibile.

Dal basso, pur saldandosi con ambienti diversi della città, la sinistra “creativa” e insoddisfatta dello status quo, rimise in campo una figura leggendaria e unica: Mario Tommasini.

Tommasini era un grande eretico (ricordo che "eresia", significa letteralmente: "scelta") della sinistra parmense

Una figura gigantesca, paladino delle lotte sociali, dei più deboli, in particolare legato alle decennale mobilitazione, guidata da Franco Basaglia, per democratizzare e de-psichiatrizzare la salute mentale (con quanta superficialità ed ignoranza ho visto, recentemente, trattare questo tema nella Cisl!)

Un eretico perché mai si era piegato alle logiche da caserma del comunismo parmense ed emiliano, pagandone carissimi prezzi nel rapporto con la politica, nonostante grandi manifestazioni di stima: un episodio su tutti: in un’occasione, quando venne a Parma, Enrico Berlinguer si rifiutò di passare dal “Bunker”, così era chiamata la sede del Pci di Parma, e si recò direttamente a Vigheffio, da Tommasini, nella fattoria che il leader “eretico” aveva fondato come luogo terapeutico e di riscatto.

Un eretico nel senso "liberante " e "coscientizzante" della bellissima conversazione tra Lugi Zoja e Leonardo Boff: "Tra eresia e verità".

Insomma, in quegli strani mesi del 1998, si saldarono a Parma tre grandi filoni, più qualche altro spezzone civico: il movimento "Libera la Libertà" che candidava Mario Tommasini a sindaco, la Sinistra Giovanile di Cinquetti e Longinotti (cui non riuscì ad opporsi la minoritaria ala “lealista” dei giovani ortodossi del partito) e la lista civica di centro: “Civiltà Parmigiana” guidata dall’ex vicesindaco Dc Elvio Ubaldi, esponente di quella sinistra democristiana che però, in un contesto come Parma, non voleva allearsi con il “cadavere” Pds e il cespuglio Ppi.

Fu una campagna elettorale incredibile: Gli adesivi con scritto: “Mario Tommasini just do it!” invasero la città, insieme a tantissimi progetti ed idee “utopiche”: dai bambini, agli anziani: una città a colori, insomma.

Chiaramente c’è anche una vicenda meno eroica. 

Una parte dei poteri forti della città, sostenne, anche economicamente, sia Ubaldi e Tommasini, capendo che l’occasione di creare e praticare un’alternativa alla sinistra tradizionale fosse davvero più unica che rara.

Tommasini arrivò al 19 per cento. Ubaldi e Lavagetto al 30. Il ballottaggio scatenò la voglia di novità della città e l’ex democristiano stravinse, nonostante il fatto che Tommasini, a differenza di molti suoi sostenitori, decise di non assolutizzare lo strappo e di non prendere posizione, rinunciando quindi ad “incassare” per sé, i risultati di un esito quasi scontato.

Da allora, il centro sinistra a Parma ha quasi sempre perso.

Non ha mai capito la lezione: è rimasto litigioso e, soprattutto, è crollato tutto quel sistema di potere “collaterale” che aveva permesso al Pc e al Pds di “dominare” la città.

Io non ho mai avuto il carisma beffardo, intelligente e poetico di Bernardo Cinquetti e nemmeno l'arguta faccia tosta di Giuseppe Longinotti.

Ma ho, proprio sui temi della salute mentale e della promozione inclusiva della cittadinanza, collaborato, in seguito, con Mario Tommasini.

E' stato un onore immenso, non ho mai interagito con una persona così dolce e così attenta, che ero solito sentire, per consigli, al telefono fisso intorno alle sette del mattino.

Nella testa, mentre ascolto, in questi giorni disperati Don Chisciotte e Cirano di Guccini mi risuona, ripetutamente, una sua frase: 

"Scaravoltare il mondo, abolire le tante miserie..."  

Non parliamo, non parlava solo delle miserie economiche.

Ma anche di quelle morali, spirituali, etiche, relazionali dell'umanità.

Di chi, dopo venti anni, per mera paura o per becero opportunismo rinnega progetti comuni, sogni condivisi, amicizia profonda.

Come affermavano (e praticavano concretamente) proprio Don Lorenzo Milani e Mario Tommasini si può sempre, insieme, spostare il baricentro del mondo, anche di un solo centimetro, verso il bene comune.

Non bisogna mai rassegnarsi, mai cedere all'odio, ma abituarsi al buio, occorre, come fece Don Lorenzo nel puntolino invisibile di Barbiana, far diventare voce (mai solitaria!) il silenzio.

Come riportava il titolo di un bel libro di una quindicina di anni fa, si può fare buona Politica anche senza, per forza, (è una scelta, non giudico gli altri) militare in un Partito.

Sia esso il Pd o altri.

Capito XXX? (No, nel ricordo di Mario e di Bernardo, in questo finale, non meriti più nemmeno di essere nominato...)

Francesco Lauria

sabato 8 novembre 2025

"VIGLIACCHETTO, MISERABILE, FUORI DI ZUCCA". QUANDO SI MODIFICAVANO LE STORIE DEL PCI E DELLA CISL PER OMAGGIARE I POTENTI DI TURNO...

Se dal campo Cisl ci muoviamo verso il Pci e da quello di Edizioni Lavoro ci allarghiamo addirittura ad Einaudi possiamo ritrovare elementi interessanti...

Pensiamo ad esempio allo storico Paolo Spriano (per i cislini che frequentano poco la storiografia comunista ecco il link su wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Spriano ) e registriamo uno particolare fenomeno, cioè la produzione progressiva di "Storie del Pci" che, ad ogni edizione, variano i propri contenuti a seconda della linea dominante.

 

Intendiamoci Spriano, ex partigiano, fu anche un valido studioso e docente universitario (di Università cartacee intendo...) 
Peraltro era anche una buona penna e i suoi testi, ben leggibili, hanno formato (certo un po' ideologicamente e opportunisticamente) decine di migliaia di dirigenti e di militanti comunisti italiani.

Diverso è il caso del Magnifico Rettore Telematico Pino Acocella e della sua Storia della Cisl.

Quando era ancora un docente cartaceo, infatti, Acocella si è distinto per importanti operazioni accademiche come la laurea horis causa in marketing (fa già ridere così...) conferita dall'Università di Salerno a Raffaele Bonanni, operazione che lo stesso Acocella mi riferì da lui orchestrata insieme all'allora pupilla del sindacalista di Bomba, la segretaria generale della Cisl Campania Lina Lucci.
Sia chiaro, niente di romantico, Bonanni è persona pragmatica, la laurea serviva al segretario generale, già in uscita (poi rovinosa...) dalla Cisl, per i futuri incarichi esterni, a partire dall'agognato (e mai realizzato, a seguito degli scandali su stipendi e pensione faraonici...) percorso apicale presso l'Inps.

Acocella che non è stato in grado nemmeno di difendere dal taglio censorio (e a mio parere anche vigliacco) della Cisl nei confronti del suo amico Giampiero Bianchi (ex responsabile nazionale formazione sindacale della Fai Cisl, altro epurato...)  in occasione della pubblicazione del volume Laburismo cristiano da parte di Edizioni Lavoro, questo è.
Il saggio di Giampiero era, peraltro, interessantissimo perchè affrontava la dimensione internazionale del laburismo cristiano, persino nel Sud Est asiatico, dove, ad esempio nella Corea del Sud, esistono associazioni dei lavoratori, assimilabili alle nostre Acli, sia nel campo cattolico che in quello protestante.

                                                   Giampiero Bianchi

Consiglio a tutti di scaricare liberamente l'interessantissima e ricchissima pubblicazione di Giampiero, che è particolarmente esperto di sindacalismo nordamericano, sui sindacati nel mondo, ecco il link: https://romatrepress.uniroma3.it/libro/sindacati-in-un-mondo-globale/

Tornando al Pavone Magnifico Telematico Acocella non possiamo ricordare che lui, che si definisce cattolico liberale (e che, in realtà, a mio parere, è semplicemente un becero conservatore ex gruppettaro di sinistra) è autore di un imperdibile parallelo con le storie del Pci proprio di Spriano (che, a differenza di Acocella, è stato almeno uno storico vero e non un compilatore di astrusi testi sulla filosofia e l'etica del pensiero...)
Qual è questo parallelo?

In tanti corsisti e corsiste presso il Centro Studi di Firenze lo hanno già capito: sono i poveri sindacalisti e sindacaliste che hanno dovuto, per decenni, studiare il suo illeggibile volume sulla storia della Cisl che, proprio come quelli di Spriano, cambiava a seconda del segretario generale di turno.

Una tradizione che, nel 2014, si è interrotta proprio con il suo amico per la pelle (e per la laurea ad horem) Raffaele Bonanni, ultimo segretario ad aver firmato, suo malgrado, la prefazione all'inguardabile Storia della Cisl di Acocella.


Va riconosciuto al Magnifico che, come gli fecero trasparentemente e pubblicamente notare i corsisti a Fiesole della Fistel Cisl Emilia Romagna, come oratore (di solito) è più brillante che come scrittore. D'altronde ora è, appunto, un Magnifico Rettore Telematico...

Mi chiederete  ma ce l'hai così tanto con Acocella perchè non ha firmato il tuo (terzo) Appello e perchè a Milano non ti ha fatto parlare e ti ha dato pubblicamente dell'ignorante e del mancato costituzionalista?

No, questa è una selezione degli insulti che il Magnifico mi ha inviato ieri in forma scritta via email con ampio indirizzario coinvolto e ospite d'onore Claudio Arlati (non si sa se quello vero o quello finto, non si è palesato rimanendo in religioso silenzio...)

INSULTO NUMERO 1 (di Pino Acocella, il Magnifico)

"Questo povero Lauria, ormai fuori controllo e bisognoso di cure, non sa più con chi prendersela, salvo essere convinto che deve prendersela con chi ama la CISL, indubbiamente colpevole di averlo assunto per amicizie varie, raccomandazioni, sollecitazioni più o meno autorevoli, e comunque senza alcun concorso né preventiva militanza valutabile.
Quando ha sentito venire meno la terra sotto i piedi con il suo datore di lavoro (per lui niente di più, come già mi era chiaro), mi ha implorato di dargli qualche incarico nella mia Università telematica (io gli ho semplicemente detto, to facendo, nonostante la Cisl, lezioni universitarie, se vuoi sono a disposizione…, interessante il concetto di dominio e di possesso espresso con il “mia”), di cui ora parla male dopo il mio rifiuto, avendogli per di più precisato che in Università si entra per concorso, e soltanto per concorso. Divenuto per questo rancoroso e piagnucoloso, mi auguro che almeno finalmente ora cominci a studiare, e a evitare di esibire di fronte a chiunque la sua tracotante presunzione, dote essenziale degli ignoranti, come lui."

Pino Acocella
Iscritto alla Cisl dal 1971, già Segretario della Cisl Università e
Direttore del Centro Studi di Firenze (e Taranto)
Professore Emerito nella Università di Napoli "Federico II"
Magnifico Rettore della Università di Benevento "G. Fortunato"


INSULTO NUMERO 2 (di Pino Acocella, Magnifico Telematico)

"Nullità beneficata dalla Cisl, senza meriti (che detto a uno che ha appena ricevuto un licenziamento nullo, illegittimo, discriminatorio e gravatorio non è male…)"; fuori di testa, come ripetono tutti! (come gli ho scritto, "ripetono" è, in questo caso, il verbo corretto...)


INSULTO NUMERO 3 (di Pino Acocella, Magnifico Telematico Rancoroso)

"Dai messaggi che ricevo io non mi sembra che per te ci sia alcun apprezzamento. Invierò il mio testo a tutti i tuoi contatti."

INSULTO NUMERO 4 (di Pino Acocella, Magnifico Telematico Rancoroso Diffamatore)

"Contento tu, vigliacchetto miserabile e fuori di zucca. Contento tu."


INSULTO NUMERO 5 (di Pino Acocella, Magnifico Telematico Rancoroso Diffamatore Bugiardo)

"Piagnucoloso e vigliacco. Io invece non ho cancellato niente, ignorante
vigliacchetto (che detto da uno che manda i messaggi per sbaglio e poi si fa aiutare a cancellarli non è davvero male…)"

Dell'immenso (e fragile) Mario Tommasini e dell'eresia emiliana (e parmigiana...) parleremo domani.

Raccontando anche di Musica e Sinistra, Poesia e Speranza ("sogno da fare da svegli", come diceva l'"eretico" Carniti...)

Il permaloso Francesco Lauria (perfettamente in sè, purtroppo per Acocella e per la Cisl...)

PUNTATE PRECEDENTI:

1) https://fiesolebarbiana.blogspot.com/2025/11/il-magnifico-pino-e-i-pappagalli.html

2) https://fiesolebarbiana.blogspot.com/2025/11/il-pavone-pino-e-leretico-mario.html

IL PAVONE PINO e L'ERETICO MARIO. RIPETIAMO INSIEME: "LAURIA E' FUORI DI TESTA"... (MOUNIER!, NON SOLO MARITAIN).



Non posso deludere i miei crescenti lettori e non riprendere da dove avevo lasciato, cioè dal Magnifico Telematico Acocella e dal pappagallo spelacchiato di Sergio D'Antoni, riscontrabili qui: https://fiesolebarbiana.blogspot.com/2025/11/il-magnifico-pino-e-i-pappagalli.html

Le mie vicende con il Magnifico Telematico hanno davvero dell'incredibile, oserei dire del fantasmagorico.

Come è noto, nel solo mese di settembre 2025, ci sono stati quattro appelli a mio sostegno (tutti riscontrabili, anche in inglese, ad esempio su www.sindacalmente.org). 
Per brevità il primo è l'Appello Prodi-Treu e altri, il secondo l'Appello Benvenuto, Pezzotta fu Cazzola, il terzo quello di numerosi/e docenti universitari a mio favore, il quarto quello europeo e mondiale (sono fatto così, un po' megalomane, lo ammetto..., ma se mi stimano - e schifano altri - non ci posso fare nulla).

Lo ammetto, mi pento e mi dolgo, in occasione del terzo appello ho inviato un messaggino al Magnifico Telematico chiedendogli se, senza impegno e in piena libertà, volesse aderire.

Chi lo conosce può già immaginare (ahimè ho sbagliato...) l'inesorabile risposta del nostro:
"Dovevi coinvolgermi nell'appello principale, quello di Prodi, io, d'altronde SONO LA CISL".
Immaginate le ali del pavone stagionato che si aprono...

Io che in questo periodo non sono proprio un agnellino ho risposto al Magnifico:
"Lascia stare, hai davvero un'ego smisuratissima".

La cosa sarebbe finita lì e invece...

Ricevo poi un messaggio, che Acocella ha cancellato, ma il cui screenshot conservo gelosamente, che recitava: "Non ti preoccupare, Lauria l'ho già mandato stendere. Mi ha IMPLORATO di firmare l'appello in suo favore, ma lo sappiamo tutti che è totalmente MANOVRATO DAL PD".

In quel momento mi trovavo a Bratislava per l'Istituto Sindacale Europeo (dove ricevetti il 24 settembre la famosa convocazione disciplinare nel tardo pomeriggio per il giorno dopo in Via Po...), avevo meglio da fare che perdere tempo con il Magnifico.  Ma, ammetto ci sono rimasto un po' male e gli ho poi risposto (senza i puntini di sospensione...):

"Caro Pino, devo dirti tre cose: 
Non capisci un ... di politica e, ovviamente, nemmeno un ... di sindacato.
Ma, soprattutto, non capisci un ... di cellulari, hai mandato, per sbaglio, il tuo messaggio a me!"

Nessuna risposta da Acocella che deve aver raggiunto qualche giovane assistente che avrà spiegato al cuor di leone quasi ottuagenario (invecchiato evidentemente maluccio...) come si cancellano i messaggi whatsup.

Pensavo sinceramente che Acocella si sarebbe rinvenuto e mi avrebbe inviato delle sentite scuse, memore della tantissime iniziative comuni (di solito con me come committente e lui come esecutore), a partire, ma non solo, dalle giornate di storiografia e cultura sindacali da me dirette per tantissimi anni presso il Centro Studi Nazionale Cisl di Firenze.

Ho ricevuto da amici delle Acli, quindi l'invito per la presentazione, a Milano, del volume, pubblicato da Edizioni Lavoro: "Laburismo cristiano. Lavoro, politica e fede" ospitato nella sede (fisica) dell'Università telematica Giustino Fortunato di cui il Magnifico è Rettore (non la cantante, etc...) e co-promosso dalle Acli Lombardia.

La locandina riportava in evidenza: "la partecipazione è aperta a tutti".



Io che il libro l'ho letto anche nella versione non censurata, quella che riportava ancora il bellissimo saggio di Giampiero Bianchi (poi eliminato in fase di stampa perchè NON GRADITO, PER NOTI MOTIVI, ALLA "POTENTE" SEGRETERIA GENERALE CISL) ero davvero curioso di quanto sarebbe venuto fuori dal dibattito.

C'era in programma anche un mio illustre predecessore, Martino Troncatti, attuale Presidente Regionale Lombardo delle Acli, in passato importante sindacalista Fim Cisl, candidato alla segreteria generale della Cisl di Brescia. Troncatti che era stato vicino all'autoconvocato e non in linea con Carniti, Giovanni Landi ai tempi dei conflitti sulla scala mobile, venne giubilato dal consiglio generale della Cisl bresciana e, per un anno, rimase disoccupato dopo essersi correttamente dimesso.

Mi sono seduto abbastanza in disparte e ho preso il mio taccuino, regalatomi proprio dalle Acli nazionali e che riporta in copertina lo slogan dell'ultimo convegno nazionale di studi di Firenze: 
"La Democrazia nelle tue mani. Il potere di esserci".

Il bravissimo Martino è stato, all'ultimo, sostituito da Roberto Cesa, giovane, preparatissimo ed innovativo Presidente Provinciale delle Acli di Bergamo.

Quanto gli ha dato la parola il pavone Acocella ha messo a suo agio il giovane Cesa, che poi gli ha dato un'enorme paga morale dicendogli con ghigno: "tu sei giovane, diciamo pure che di laburismo cristiano ne non sai nulla...")

Acocella, già ruiniano fondatore di Scienza & Vita (ma in passato anche relatore al convegno fondativo di Bologna del settembre 1973 dei Cristiani per il socialismo, eh si è invecchiato male, non da ora, secondo me...) aveva esordito con uno dei suoi due mantra: la contrapposizione assoluta e, a mio parere davvero ottusa, tra diritti civili e diritti sociali.
Il secondo, per ragioni di tempo, per fortuna lo ha risparmiato: il negazionismo sul cambiamento climatico e gli attacchi alla (ex) ragazzina Greta Tumberg.

Molto più interessanti gli interventi di Cesa (tra i tanti spunti quello sul tema dell'emergenza abitativa per i giovani) e quello dell'ex Presidente Nazionale delle Acli, Roberto Rossini (Brescia impera...!) 
Rossini ha ripreso indirettamente le quattro parole chiave del suo saggio all'interno del volume:  lavoro, sostenibilità (alla faccia del Pavone...), alleanza e internazionale.
L'attuale Presidente del Consiglio comunale di Brescia nel saggio aggiunge, di fatto, relativizzando tutto all'Occidente un altro importante concetto, quello della laicità.
Vista anche l'assena di Troncatti e la rinuncia di Acocella ad attaccare la Tumberg, i lavori vanno via veloci, in meno di 50 minuti tutto sembra volgere al termine...
Presa alla lettera lo slogan delle co-organizzatrici Acli (Il potere di esserci, appunto...) dopo aver ascoltato gli interventi chiedo, inopinatamente, la parola.

Acocella fa di tutto per impedirmelo, ma Rossini lo riporta, per poco, a miti consigli.
Contesto, come Cesa, due affermazioni del Magnifico Telematico: quella sulla contrapposizione (becera) tra diritti sociali e diritti civili ed un'altra ancora peggiore che diceva che nelle radici della Cisl non c'era la rivoluzione, ma, insomma, un penoso moderatismo pallido riformista.
Acocella aveva poi anche paragonato, per fortuna almeno indirettamente, il Movimento Politico dei Lavoratori di Labor e Gabaglio a Democrazia Europea di Sergio D'Antoni, ma qui siamo, davvero, alla pornografia.

Mi ero preparato appunti diligenti sull'intreccio tra le influenze (diverse) di Jacques Maritain ed Emmanuel Mounier (che, lo dico qualora qualcuno della segreteria confederale ci legga, NON SONO DUE GIOCATORI DEL PARIS SAINT GERMAIN) sulla filosofia e la cultura sindacale della Cisl (tema su cui ho scritto molto) anche in scia con l'ottimo testo che consiglio a tutti del Prof. Franco Riva: "Un'idea di sindacato. Giulio Pastore e la Cisl".

Avrei raccontato della: "rivoluzione personalista" e di come, con grande ammirazione e rispetto, Vittorio Foa (Cgil e sinistra sindacale) definiva proprio la passione rivoluzionaria della Cisl. Ma...

Non riesco più a parlare.

Di fronte allo sconcerto di tutti, come una Fumarola qualsiasi, Pavone Acocella mi impedisce di proseguire e mi da anche, davanti a tutti, dell'ignorante... perchè non sono (ed è vero, ma non lo è nemmeno lui...) un: costituzionalista.

Farà molto di peggio oggi.
Ma del valore politico dei suoi insulti scellerati (vedi il titolo dell'articolo) e della figura poetica dell'eretico parmigiano del Pci Mario Tommasini parleremo domani...


Lunedì, che dai carabinieri c'è meno fila, sarà, invece, il giorno dei nuovi deferimenti ai probiviri Cisl e delle nuove querele...

Francesco Lauria